I termini RELAZIONE TERAPEUTICA e ALLEANZA TERAPEUTICA sono spesso utilizzati in modo interscambiabile, invece la relazione terapeutica è composta da diverse parti, tra cui l'alleanza terapeutica, che è certamente uno dei concetti fondamentali per l'andamento di una buona terapia.
In particolare,il concetto di alleanza terapeutica riguarda la creazione, nel qui ed ora, di una relazione terapeutica ed è costituita da tre parti: accordo tra paziente e terapeuta degli obiettivi chiari della terapia, compiti reciproci da applicare durante il trattamento, legame affettivo tra i due membri caratterizzato da fiducia e rispetto. L'alleanza terapeutica raggiunge dei livelli ottimali quando, entrambi i membri della diade terapeutica lavorano in maniera cooperativa per il raggiungimento dei tre punti sopra citati.
Le sedute terapeutiche sono il luogo in cui si incontrano due soggettività e si sintonizzano i loro esseri, che si esprimono non solo attraverso messaggi verbali, ma anche e soprattutto attraverso i messaggi dei loro corpi, cioè messaggi non verbali.
Sin dai suoi esordi, la psicoterapia è stata considerata ed intesa come la “cura attraverso le parole”, in realtà è fondamentale tenere presente che la psicoterapia è anche il luogo in cui due corporeità si parlano in un codice simbolico. Da alcuni studi è emerso che nel corso della seduta tra terapeuta e paziente c'è una sincronizzazione dei loro linguaggi extra-verbali (prosodia, movimenti corporei ecc...).
La sincronia gioca, dunque, un ruolo fondamentale nell'instaurarsi del rapporto terapeutico, nel cambio della prospettiva cognitiva del paziente e nella sua migliore regolazione emotiva.
E' perciò, uno degli assunti base per il buon andamento della terapia. Nonostante non sia l'unico elemento della psicoterapia, è uno dei più importanti ai fini dell'efficacia terapeutica. E' un fattore terapeutico aspecifico, cioè non correlato a uso di tecniche specifiche. Entrambi i membri della diade terapeutica portano in terapia la propria personalità e storia evolutiva ed il loro mondo interno. La relazione clinica diventa, perciò, la sede in cui paziente e terapeuta sperimentano ed esplorano processi di pensiero e stati d'animo con lo scopo principale di aumentare le capacità del paziente di riflettere sui propri contenuti mentali, senza farsi più coinvolgere e trasportare in maniera inconsapevole. Quello che avviene all'interno della relazione terapeutica è una sorta di “allenamento” per il paziente a leggersi da una nuova prospettiva, più riflessiva e distaccata. Una buona alleanza terapeutica è, perciò, basata sul sistema cooperativo. Nel momento in cui all'interno del dialogo clinico tra paziente e terapeuta affiorano memorie dolorose è inevitabile lo scivolamento dal sistema cooperativo a quello dell'attaccamento del paziente verso il terapeuta, riproducendo il più delle volte relazioni, aspettative e significati costruiti con i genitori. Sicuramente da una parte questo comporta una minaccia all'alleanza, perchè sposta la relazione da un sistema cooperativo ad un sistema di attaccamento, ma è anche la giusta occasione per mettere in atto esperienze correttive nel paziente, solitamente e di conseguenza accompagnate a migliori capacità metacognitive (Liotti e Monticelli, 2014).
Diverse ricerche sull'alleanza terapeutica hanno osservato il suo andamento all'interno delle terapie sui disturbi di personalità, in particolare il disturbo borderline di personalità. Il trattamento con questi pazienti è molto difficoltoso a causa dell'oscillazione delle relazioni che rendono particolarmente difficile il mantenimento di una stabile relazione terapeutica. In questi pazienti vi è spesso la contemporanea paura della vicinanza e paura dell'abbandono. Il comportamento del terapeuta è percepito da una parte fonte di ostilità e violenza, dall'altra fonte di potenziale conforto, proprio come è stato vissuto il comportamento delle figure di attaccamento sin dall'infanzia. Questo forte conflitto si manifesterà in terapia nei confronti del terapeuta che viene continuamente svalutato e idealizzato ed il paziente vivrà continuamente fobie opposte e simultanee (paura di abbandono-paura della vicinanza), con conseguente senso di impotenza. Viene, perciò, sottolineata la fondamentale importanza, in particolare con questi pazienti,di un chiaro e concordato patto iniziale con continua definizione di ruoli ed obiettivi. Questo è essenziale, perchè la relazione con il terapeuta è per questi pazienti l'unico rinforzo efficace nella gestione delle proprie emozioni, comportamenti e pensieri.Il cambiamento nel comportamento che ne conseguirà,sarà lo scopo della terapia. La terapia con il borderline, come tutte le terapie, deve basarsi sulla fiducia che il paziente prova nei confronti del terapeuta.
Ciò significa che la “cura” dell'alleanza e della relazione terapeutica devono essere al centro dell'interesse del clinico.
Scritto da Lorena Santarsia
Torino @ Centro Clinico Crocetta
Rivoli @ Oasimedica
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